Start-up, scegliamo da che parte stare

da | 29 Lug 2016 | notariato, politica, societario

Dopo una prima fase iniziale di scarso interesse si stanno moltiplicando gli interventi – in larga parte, duole dirlo, poco centrati – sul ricorso che il Consiglio Nazionale del Notariato ha presentato al TAR del Lazio contro la norma che elimina il controllo notarile di legalità per la costituzione delle start-up innovative.

La vicenda, già incidentalmente oggetto di un intervento cui si rimanda, merita un breve riassunto. Il Ministero dello Sviluppo Economico, con proprio decreto in data 19 febbraio 2016, introduce la possibilità di costituire start-up innovative senza il controllo di legalità notarile, sostituito dalla presenza di un modello standard firmato digitalmente. Successivamente, sempre il MISE, con decreto direttoriale del primo luglio 2016 e circolare 3691/C 2016, ha disciplinato modalità e specifiche tecniche dell’atto costitutivo, con decorrenza 20 luglio 2016. Nel mentre, in data 4 maggio 2016, il Consiglio Nazionale del Notariato ha presentato il proprio ricorso alla Giustizia Amministrativa, che si pronuncerà il prossimo 30 agosto 2016.

Non si vuole ovviamente anticipare o discutere nel merito le motivazioni a sostegno del ricorso; sarà la magistratura a pronunciarsi sul punto. Alcune valutazioni “di sistema”, soprattutto alla luce delle sguaiate affermazioni ad opera di sedicenti operatori del settore, rilanciate dai media in questi ultimi giorni, si rendono però necessarie.

In primo luogo, la stessa genesi del decreto ministeriale alimenta enormi perplessità. La costituzione delle start-up senza controllo notarile è stata fortemente voluta da un Ministro, Federica Guidi, che si è dovuta dimettere per i propri rapporti oscuri ed interessati con soggetti che, proprio nell’assenza di controlli, hanno prosperato. Non solo: lo stesso decreto del giorno 1 luglio è stato a stretto di giro di posta emendato (in data 7 luglio 2016) da un secondo provvedimento in quanto il primo aveva vari errori: in breve, il modello standard era sbagliato. Per chi ritiene che il Notaio metta solo una firma un inizio non proprio incoraggiante..

In secundis, è la stessa idea di fondo della “semplificazione” che risulta errata e pericolosa. La battaglia contro l’eliminazione del controllo notarile di legalità è a presidio della sicurezza dell’ordinamento; sostenere, come fa qualcuno, che il ricorso del CNN costituisce “un danno alla reputazione all’Italia” significa ignorare totalmente priorità e necessità delle imprese – soprattutto innovative – italiane. Il danno reputazionale è dato dai tempi biblici della nostra giustizia (cui il controllo notarile di legalità corre in aiuto, e dove viene soppresso, vedi autoveicoli, si finisce per alimentare il contenzioso con conseguenti disservizi e maggiori oneri per tutta la collettività), dai ministri figli di papà che si dimettono per intrallazzi con i propri compagni, dai decreti emendati perché mal scritti, dal sistema bancario che deve appoggiarsi sulle Casse private per sopravvivere.

Parlare, come qualche altro poco urbano figuro si è azzardato ad esternare, di “pizzo al Notaio” lascia trasparire un mentalità “prenditoriale” in luogo di “imprenditoriale” dove i controlli fanno paura perché quello che conta è avere le mani libere, magari al fine di operare in società con soggetti poco trasparenti, che il pizzo lo chiedono ad altri. Sul punto, a monito, si ricorda che i Notai, nonostante il numero programmato, sono la prima categoria professionale per segnalazioni anti-riciclaggio.

In breve, il ricorso contro questa norma rappresenta uno spartiacque per l’Italia che vogliamo. Il recente caso “Panama papers” ci anticipa come rischia di divenire il nostro Paese senza un rigetto netto di certe norme: un sistema opaco, senza controlli, in cui i soggetti più forti godono di impunità fiscale liberi di operare tramite veicoli anonimi i cui costi indiretti sono a carico dell’intero sistema. E’ il momento di scegliere quale Italia vogliamo e quale imprenditoria deve rappresentare le nostre eccellenze, il tutto in un momento in cui l’intero pianeta chiede più trasparenza (e lo stesso presidente statunitense Barack Obama, dichiarando che “Stiamo chiedendo alle banche e ad altre istituzioni finanziarie di prendere conoscenza, di verificare e riportare quali sono le persone fisiche dietro alle shell corporations che aprono conti presso di loro“, valorizza le certezze del sistema societario italiano con il centrale ruolo del Notaio). Ritenere che una firma digitale possa sostituire il controllo notarile di legalità è pari a pensare che un duello all’ultimo sangue possa prendere luogo di un equo processo innanzi al Giudice terzo: una follia che ci porta nel buio del diritto.

Fabio Cosenza

Notaio

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